Ciao a tutti, dopo alcune settimane di dialogo all’interno della coalizione di centro-sinistra, è giunto per me il momento di defilarmi.
La decisione non è maturata all’improvviso, è il risultato di un obiettivo non raggiunto, per quanto mi riguarda, cioè realizzare un programma all’interno del quale l’outlet non fosse baricentrico. Mi piaceva presentare un programma che immaginasse Mondolfo come paese della buona vivibilità (le nostre colline e il mare sono una risorsa eccezionale), della sostenibilità ambientale (le nostre campagne e la prospettiva di un parco urbano lo lasciava presupporre) e non la meta di pellegrini dello shopping, pronti a fare centinaia di km. per un maglione griffato.
Non è questo il paese che voglio proporre ai cittadini, a miei figli, a me stesso!
Non siamo e non saremo mai la Romagna, per certi versi potrà essere una sfortuna, ma per tanti altri lo ritengo una privilegio. Il nostro paesaggio fatto di uno stretto litorale (i concessionari dei bagni mi malediranno, ma purtroppo il dato è oggettivo), di colline a ridosso del mare, di cultura contadina che si mescola a quella del mare, è un unicum irripetibile. La fortuna di ritrovarci in una cultura che ci permette di vivere con tranquillità, di riconoscerci nelle cose semplici, nel mangiare bene, nello stare insieme; il fatto di non aver ceduto all’individualismo più spietato, è dimostrato anche dalle tantissime associazioni che si impegnano nel nostro territorio e che nel mio programma consideravo uno dei punti di partenza.
Lo so, non è facile affrontare questi argomenti in momenti di crisi, di ricerca disperata di un posto di lavoro, proprio per questo è profondamente scorretto informare le persone solo puntando alle loro preoccupazioni. Indubbiamente l’outlet genererà posti di lavoro, ma che tipo di lavoro, quante ore settimanali e quale sarà il saldo tra nuovi posti e unità lavorative che si perderanno?
L’impatto sulla viabilità e sul terrritorio? Gli effetti sulla salute (si parla di 2,5 milioni di visitatori) causati dal traffico e dal venir meno del verde?
Non posso mettere la mia firma su un documento così privo di garanzie e pieno zeppo di incognite e potenziali rischi.
Oltre a questo, ciò che mi ha lasciato di stucco è la scarsa disponibilità dimostrata dai democratici (si fa per dire) a lasciare spazio ai partiti minori. In caso di vittoria, avendo scelto il candidato sindaco, ritenevo normale un ridimensionamento del PD in giunta; non più di 2 assessori allo scopo di garantire rappresentanza e un effetto di contrappeso esercitato dagli altri partiti eventualmente eletti in consiglio. Oltre a questo, chiedevo discontinuità, su una delega in particolare, quella all’urbanistica, detenuta per 10 anni dal PSI. Le mie richieste attendono ancora una risposta precisa, troppe insidie si frappongono tra domanda e risposta: la matematica che non aiuta, la libertà del sindaco ad indicare le deleghe assessorili e forse, non ultima, i troppi pretendenti in casa PD.
In ogni caso, non mi arrendo, la posta in gioco è troppo alta, cercherò di organizzarmi e di portare avanti questa battaglia che è soprattutto culturale. Allo stesso tempo, mi rendo conto di partire da un punto di debolezza, è troppo forte la cultura del mattone e del cemento che coniugandosi nel concentto di sviluppo si trasforma in benessere. Ma siamo convinti che questo paradigma funzioni, il risultato ci soddisfa?
Ho cercato di darvi qualche elemento, spero di essere stato chiaro; mi auguro giungano vostre riflessioni e commenti.
A presto, Massimo Papolini.
Fonte:
http://massimopapolini.com/2011/03/03/quando-la-matematica-non-aiuta/